Rivolta dei Boxer: Pechino 1900 – TMWWK (sett 30, 2023)

Premessa
La Cina odierna è uno dei colossi dell’economia mondiale ed è tra gli stati più potenti al mondo. Se parliamo della Cina moderna pensiamo ad un paese immenso, con un governo centrale forte e una popolazione che supera di 23 volte quella italiana.
E’ difficile, quindi, immaginarsi lo stesso paese debole e in mano alle potenze europee se si torna con il pensiero a soli 200 anni prima.
Tra il 1839 e il 1860, la Cina aveva sofferto due guerre per il commercio dell’oppio contro il Regno Unito. Entrambe i conflitti avevano visto i cinesi sconfitti.

Non deve sorprendere, in un clima di questo tipo, l’insorgere di movimenti nazionalisti. I semi della rivolta si sviluppano nelle scuole di “Kung fu” identificate, erroneamente, dagli occidentali come “scuole di pugilato”. Il 5 gennaio 1900, Sir Claude MacDonald, ambasciatore britannico a Pechino, in una missiva in patria, parla per la prima volta di un movimento di rivolta chiamato “boxer”. Inizialmente, i rivoluzionari cinesi attaccarono le zone rurali ma, nel maggio del 1900 iniziano ad apparire anche a Pechino.

Nel maggio del 1900 il quartiere delle legazioni (il luogo in cui risiedevano gli ambasciatori di Italia, Russia, Giappone, Regno Unito, America, Francia, Spagna, Germania, Olanda, Austria e Belgio) viene preso d’assedio dalle forze Boxer. Il quartiere aveva un perimetro di 3,2 per 1,6 chilometri. Confinava a nord con la Città imperiale mentre, a sud, era delimitato da una massiccia muraglia tartara. I confini occidentali e orientali erano due grandi strade. Nel quartiere risiedevano: 473 civili, 451 militari e circa 3.000 cinesi convertiti al cristianesimo.

Quando, il 19 giugno 1900, una folla si sposta sotto le mura tartare urlando “Sha, sha, sha” (Morte, Morte, Morte) i Boxer sono quasi 80.000.

Tra storia e wargame
Nel nostro club, La Piccola Armata di Torino, grazie allo sforzo congiunto di molti soci abbiamo deciso di giocare l’assedio delle legazioni utilizzando il regolamento di Daniel Mersey “The men who would be kings” pubblicato dalla Osprey.

Mentre le unità occidentali sono state comandate e manovrate da veri giocatori, per comandare le unità cinesi, ci siamo avvalsi delle regole “bot“ contenute nel regolamento: “Mr. Babbage”. Questo è un sistema di gioco automatico presente in “The Men Who Would be Kings”. Erano già state più volte testate, funzionano molto bene, dando luogo a partite divertenti, realistiche e sempre emozionanti. Sono adatte per partite di club, dove tutti giocano contro il gioco, oppure per partite in solitario.
Lo scenario vede le varie delegazioni occupare alcuni edifici strategici. Per simulare la scarsità di rifornimenti vi sono alcuni depositi di munizioni. Ogni compagnia occidentale (italiani, russi, inglesi, tedeschi, giapponesi e francesi) ha un numero limitato di colpi ma, alcuni civili, possono fare la spola tra i depositi di munizioni e le truppe.
Parte dei cinesi attaccano dal muro dei tartari ma possono entrare nel perimetro, anche dagli altri bordi del tavolo con un tiro casuale.

L’obiettivo di entrambe le parti è di uccidere un numero sufficiente di soldati da poter costringere l’avversario alla rotta.
I francesi e gli inglesi difendono il Palazzo del principe Su a nord est. In quella zona i cinesi hanno piazzato un cannone che crea molti problemi agli occidentali. I civili con i rifornimenti si trovano nel raggio di fuoco della bombarda nemica e, per alcuni turni, vi sono momenti di esitazione. Gli inglesi, che difendono l’entrata del tempio, sono attaccati ad ondate dai Boxer. Dopo alcuni turni, gli inglesi sono sopraffatti dai cinesi e i francesi si trovano in difficoltà.
Nel settore sud est, vicino alle mura, i tedeschi sono costretti a subire gli attacchi dei Boxer che hanno superato il muraglione. Il comandante tedesco preferisce evitare il corpo a corpo e, dosando accuratamente le munizioni, si barrica in una casa. Anche gli italiani, che occupano quel settore, sono pressati dai Boxer e decidono per una tattica differente.

Avvantaggiati dagli stretti passaggi, si rifugiano di casa in casa, sparando occasionalmente e rallentando un attacco diretto dei Cinesi.
Sul lato opposto del canale, il lato sud ovest vicino al muro dei tartari, i russi decidono di attraversare il campo per dare appoggio ai francesi che, dopo la sconfitta inglese, sono circondati. La maggior parte dell’assalto dei Boxer che arriva dalle mura viene sopportato da una compagnia giapponese e da una seconda unità tedesca.

Grazie ad un preciso tiro di fucileria i loro comandanti respingono tutti gli attacchi. Sfortunatamente la compagnia tedesca viene spazzata dal corpo a corpo che vede coinvolte due unità di Boxer. I soldati giapponesi sparano fino all’ultima cartuccia. I civili che cercano di portare loro munizioni, sfortunatamente, sono intercettati dai Boxer e uccisi. Con una ostinazione tipica del Sol Levante il comandante giapponese, e i pochi superstiti, resistono abbattendo i nemici a colpi di katana.

Il lato nord ovest è occupato principalmente da un deposito di munizioni difeso da irregolari della “The Carving Knife Brigade”. Questi irregolari, malamente addestrati, riescono a resistere solo per pochi turni. Sopraffatti dai Boxer anche il deposito è perso.
I civili che, nel gioco, portano le munizioni sono armati alla leggera e sono mossi di comune accordo dai giocatori occidentali. Dopo la cattura del deposito, si decide per lanciarli contro il cannone che, da molti turni, sta molestando i francesi. Probabilmente, i serventi cinesi, all’assalto della famigliola occidentale con a capo un piccolo giovinetto armato di coltello hanno un momento di esitazione. Esitazione che causa la loro fine. Il cannone viene distrutto. I russi, dopo aver attraversato l’intero campo di gioco, raggiungono le truppe francesi rifornendole di munizioni. Le mirate scariche di fucileria dei franco-russi costringono i Boxer alla ritirata.

Poco più a sud, la compagnia residua di tedeschi rimasta senza munizioni, tenta un assalto alla baionetta disperata. La fortuna è dalla sua parte e, anche se rimangono solo in quattro, hanno la meglio. Gli italiani, passando di casa in casa, sparano pochi colpi ma con questa tattica proteggono il secondo deposito di munizioni.
La battaglia vede una vittoria degli occidentali che, riesco come nella storia, a resistere alle soverchianti truppe cinesi.
Dall’alto degli spalti l’Imperatrice Cixi osserva la disfatta dei suoi sogni.

La fuga
Nella storia, il 15 agosto, Pechino viene raggiunta da una forza multinazionale che libera le delegazioni. Alle prime ore dell’alba l’imperatrice Cixi, vestita da contadina, aveva abbandonato la città con la scusa di fare “un giro di ispezione”. Cixi, conosciuta in occidente come la “l’Imperatrice vedova”, è di umili origini. Nata in una poverissima famiglia manciù diventa la concubina favorita dell’Imperatore Xianfeng. Dopo la sua morte riesce, con la seduzione, il veleno e l’inganno a diventare Imperatrice assoluta della Cina.

Dopo la sconfitta dei Boxer riesce a mantenere il potere facendo terminare lo scontro tra Cina ed Occidente nel 1901 con un umiliante sconfitta cinese suggellata dal cosiddetto “Decreto del rimorso” in cui Cixi si rimprovera, in prima persona, dei danni causati dal conflitto. Cixi morirà il 15 novembre 1908. Il giorno prima aveva avvelenato Guangxu, un suo rivale politico che, temeva, dopo la sua scomparsa, avrebbe consegnato il paese al Giappone. Un diplomatico francese commenterà la sua morte dicendo “oggi muore l’unico uomo della Cina.”

Bibliografia essenziale
Partecipazione italiana alla guerra contro i Boxers – Amm. Giuliano Manzari – Commissione Italiana di Storia Militare
The Boxer Rebellion – Lynn E Bodin – Osprey publishing
Peking 1900 – Peter Harrington – Osprey publishing
Le guerre dell’oppio – Sergio Valzania – Mondadori editore

Miniature
Scala 28 mm
Giapponesi – Giancarlo Marucci; Francesi – Ezio Milvo; Tedeschi – Ivano Franco e Livio Giacalone; Inglesi – Antonio Dell’Erba e Giancarlo Marucci; Civili – Ezio Milvo e Giuseppe Morino; Russi – Simone Fornaiolo; Italiani – Nevio Pinto.
Boxer – Ivano Franco, Riccardo Marchesi, Antonio Dell’Erba, Ezio Milvo, Giuseppe Morino, Giancarlo Marucci, Gabriele Cantore.

Elementi scenici della Piccola Armata principalmente dipinti (e in parte auto costruiti) da Antonio Dell’Erba, Aurelian Leclerc e Ezio Milvo

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